Nasse.
Tra le attrezzature da pesca, la nassa è sicuramente una delle più antiche. Nella zona salentina di Tricase se ne conoscono tre tipi, in rapporto alla grandezza ed alle prede di cui si ambisce la cattura.
La nassa consiste in una gabbia a maglie molto strette di giunchi intrecciati e legati, dagli stessi pescatori, con fili di canapa, ora di fibra sintetica. Ha la forma tronco-conica, che termina nella parte superiore con una cupola, appunto la nassa, provvista di un’apertura. La base del cono è costituito da un imbuto, con la punta all’interno rivolta verso l’apertura, e terminante con spuntoni di giunchi slegati al vertice e convergenti (spinarole). Un piccolo disco di giunchi intrecciati del diametro di circa 15-30 cm, chiude o apre il musu, cioè l’apertura della nassa.
Caloma
La calòma è un piccolo palangaro di superficie costituito da una lenza madre piuttosto sottile, lunga circa 140 passi (1 passo = 1,7 mt circa) ed alla quale sono montati, alla distanza di circa un metro l'uno dall'altro, braccioli di filo più sottile (palamare), muniti di amo.
Sulla lenza madre, in prossimità di ogni palamara, è legato un galleggiante di piccole dimensioni che consente alla caloma di rimanere in superficie.
Particolare è la tecnica della posa in acqua, che consiste nell'assicurare un'estremità del palangaro ad un galleggiante realizzato con due pezzi di canna, incrociati e legati al centro, ed armati di vela triangolare, una piccola vela latina che, sotto la spinta del vento, distende la caloma sull'acqua, allontanandola dalla costa o dalla barca.
Togna
La togna è composta da un pezzo di sughero a cui è avvolto un filo, alla cui estremità si trova un piombo, di peso variabile (100-200 grammi), a seconda della corrente presente nel mare e della profondità che si intende raggiungere. Sulla trave madre, di corda fine, oggi nylon, alla distanza di circa due passi dal piombo, vengono montati, tramite braccioli (palamare), dai tre ai cinque ami distanti tra loro circa 30 cm.